Come abbiamo già spiegato in altri articoli, calare di peso può essere facile, ma mantenere il peso perduto è estremamente difficile. Ciò a causa del fatto che l’organismo “legge” questo calo come una perdita di scorte dovuta a un periodo di carestia e mette in opera una serie di difese che fanno perdere sempre meno, durante la dieta e in quelle successive, e, appena può (cioè appena gli forniamo cibo a sufficienza), fa recuperare i chili, spesso con un aggiunta. Questo avviene in qualunque modo si perda peso.
E’, quindi, impossibile non ritornare più grassi di prima?
No. E’ difficile, ma non impossibile. Andiamo a vedere cosa si può fare.
“bisogna prendere consapevolezza che l’obesità è una malattia cronica e, quindi, si può controllare, ma non si guarisce mai del tutto”.
Prima di tutto, bisogna prendere consapevolezza che l’obesità è una malattia cronica e, quindi, si può controllare, ma non si guarisce mai del tutto. In pratica, chi di mette a dieta dimagrante deve sapere che dovrà lottare col peso tutta la vita.
Poi, durante la dieta dovremmo cercare di calare il più possibile e il più in fretta possibile (ovviamente, compatibilmente con le proprie caratteristiche fisiche).
Una volta raggiunto il peso la parola chiave è: “controllo”.
Ciò vuol dire che quando si inizia a mette su due o tre chilogrammi o, meglio, quando si capisce che le rinunce che riuscivamo a fare prima non si riescono più a fare (ed esempio, se non si riesce più a evitare quel determinato cibo a quella determinata ora), si sta per “ripartire” a metter su peso e bisogna intervenire subito.
“Una volta raggiunto il peso la parola chiave è: “controllo”… quando si inizia a mette su due o tre chilogrammi, o meglio, quando si capisce che le rinunce che riuscivamo a fare prima non si riescono più a fare… bisogna intervenire subito”.
Essendo l’obesità una malattia, “intervenire” vuol dire ritornare (o andare per la prima volta se si è dimagriti da soli) da medici (e loro collaboratori) qualificati con cui intraprendere tutti quei trattamenti dietetici, comportamentali e farmacologici atti ad aiutare in un momento così a rischio.
Come dico sempre ai miei pazienti:
“ quando le cose vanno bene io non servo a nulla, io servo quando le cose vanno male”.